Alla scoperta dei Corindoni

5 Marzo 2017

Tutti conosco i gioielli del loro aspetto più generico: diamanti, rubini, zaffiri, smeraldi, solo per citare alcune delle più conosciute pietre preziose.

Molti però non conoscono l’aspetto più tecnico di questi meravigliosi minerali.

Il Rubino Rosso e lo Zaffiro Blu sono due tipi di Corindoni.

Il nome “Zaffiro” viene usato per indicare non solo la pietra di colore blu ma anche tutti gli altri colori. Sarebbe più corretto riconoscerli con la nomenclatura di “corindone giallo, corindone verde… etc”.

Il corindone ha una durezza 9 sulla scala di Mohs, secondo solo al diamante ma 140 volte inferiore ad esso.

Data l’elevata durezza l’estrazione dei Corindoni è per lo più in giacimenti alluvionali.

Soltanto intorno al 1.800 si scoprì che i Rubini e gli Zaffiri appartenevano alla stessa famiglia dei Corindoni.

Per quanto riguarda i Rubini, l’elemento responsabile del colore è il cromo mentre nelle tonalità brunastre è presente anche il ferro.

Spesso, ma non sempre, il colore è legato al luogo di provenienza della pietra. Da qui derivano definizioni come “Rubino birmano” o “Rubino siamese”, che identificano un caratteristico colore.

La tonalità più pregiata è detta “sangue di piccione” ed un tempo ornava indumenti ed armi di principi indiani. Proprio per la tradizione indiana, il Rubino era considerata la “pietra del Sole” , per il fuoco ardente che bruciava al suo interno.

Per l’Ayurveda (antica medicina indiana naturale ed olistica) il Rubino è stimolatore del metabolismo, combatte l’impotenza ed è un ottimo ricostituente post emorragico. Usato in immersione nell’acqua di un bel bagno caldo, rinvigorisce l’animo ed il corpo.

Per la cultura occidentale invece, il Rubino, proprio per la similitudine di colore, era legato al sangue, quindi alla vita, alla felicità, tanto che il minimo cambio di tono era interpretato come un cattivo presagio.

Durante il Medioevo si pensava che il Rubino avesse poteri magici; era l’occhio fiammeggiante di serpenti e draghi marini.

Il Rubino presenta frequenti inclusioni che non comportano una diminuzione della qualità, anzi costituiscono la testimonianza dell’origine naturale della gemma e talvolta il tipo di inclusione fornisce indicazioni sulla miniera di provenienza.

I Giacimenti più importanti sono quelli della Birmania nei pressi di Mogok, citati anche ne Il Milione di Marco Polo, in Thailandia, nello Sri Lanka ed in Tanzania.

Tutt’oggi possiamo ammirare rubini di eccezionale bellezza e qualità in giro per il mondo; al British Museum of Natural History di Londra è conservato il Rubino Edward di 167 carati. Il Rubino stellato Reeves di 138,70 carati è conservato nella Smithsonian Institution di Washington e nella corona di San Venceslao del re di Boemia è incastonato un Rubino irregolare di 250 carati.

Il fuoco che arde in questa magica gemma non smetterà mai di bruciare, nemmeno con il passare dei secoli…