Com’è nato il “taglio a brillante”

13 Novembre 2016

La parola Diamante deriva dal greco Adamas e significa “l’indomabile, l’invincibile”.

Per secoli il Diamante è stato per l’appunto invincibile ed inattaccabile da qualsiasi strumento l’uomo abbia provato ad usare per lavorarlo. Per questo fu usato per molto tempo allo stato grezzo.

I Romani si proteggevano con talismani di cristalli di diamante. Le testimonianze più antiche risalgono al terzo millennio a.c. e ci riportano alle scritture del grande poema epico indiano, il Mahabharata, in cui si narrano storie di eroi che indossavano diamanti non tagliati ma semplicemente lucidati allo stato grezzo.

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L’estrema durezza di questo materiale, (10 nella Scala di Mohs), rispetto ad altre pietre più tenere, rese impossibile per secoli la sua lavorazione, che gli avrebbe donato maggior brillantezza e trasparenza.

COME SI FORMANO I DIAMANTI?

I primi tipi di taglio, altro non erano che modificazioni della comune sagoma di un cristallo grezzo.

Nel XVI secolo acquistò popolarità il “taglio a Rosa” che rimase in voga fino al ‘900.

Il “taglio a Rosa” presentava un fondo piatto da cui si dipartivano un numero variabile di faccette superiori che culminavano in una punta centrale, ricordando, appunto, una rosa.

Nel 1640 apparve il primo “taglio a brillante” o “taglio doppio” grazie al Cardinale Mazzarino. Questo taglio era costituito nella parte superiore da una tavola quadrata e 16 faccette triangolari, mentre nella parte inferiore, il padiglione era costituito da altre 16 faccette ed un grande apice.

Pochi anni dopo nel 1655 circa, il tagliatore veneziano Vincenzo Peruzzi perfezionò questo taglio inventando il “taglio triplo”, che presentava la serie completa di faccette come le conosciamo oggi; faccette di stella, faccette fondamentali di corona, faccette fondamentali del padiglione, faccette di cintura superiori e inferiori.

Col passare dei secoli e grazie alla Rivoluzione industriale nel 1800, le tecniche di taglio migliorarono e si perfezionarono sostituendo gradualmente le forze artigianali e manuali con forze motrici, tra cui ad esempio il motore a vapore, rendendo così possibile tagli, arrotondamenti e trasparenze fino ad allora impensabili.

Nel 1919 Marcel Tolkowsky studiò dal punto di vista matematico-fisico il taglio e le proprietà ottiche del diamante, elaborando così il “taglio brillante” moderno. Egli trovò inoltre delle proporzioni ideali da rispettare in questo tipo di taglio per far ottenere alla gemma la massima brillantezza.

Tante sono oggi le ditte che cercano di variare il numero di faccette realizzando tagli inconsueti al solo scopo di cercare un’originalità o un’attenzione non necessari. Ci sono voluti secoli per arrivare alla perfezione del “taglio a brillante” attuale con 57 faccette (58 con una faccetta al posto dell’apice).

Crediamo che sia opportuno apprezzare e conservare l’inestimabile bellezza di questo taglio, come se si trattasse di un’opera d’arte. D’altronde un diamante è senza dubbio una forma d’arte.

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